
Durante il primo lockdown sono state sospese molte attività produttive e la scuola si è trasferita nel mondo virtuale. Ciò ha comportato per milioni di famiglie non avere più di che mangiare, perché in assenza di reddito o perché la mensa scolastica costituiva l’unico pranzo completo della giornata.
A fronte di questo bisogno, moltissimi territori si sono mobilitati, per ampliare quei sostegni alimentari già attivi (per esempio i pacchi alimentari) e crearne di nuovi: spese sospese, aumento delle consegne dei pacchi alimentari, gli empori.
Quest’ultimo, per quanto non sia di per sé un’esperienza nuova, ritorna all’attenzione per i suoi molteplici aspetti positivi: il non stigmatizzare, le persone personalmente effettuano la spesa in un negozio alimentare; il creare un movimento virtuoso tra grande distribuzione e commercianti locali, cercando di non sprecare nulla e sostenere le famiglie in un momento di difficoltà; il vedere il sostegno alimentare non solo come strumento assistenziale, ma come affiancamento volto all’autonomia. Le famiglie per accedervi vengono conosciute, la prossimità agevola la conoscenza e a fianco della possibilità di fare la spesa vengono forniti possibili servizi per agire sulle altre aree di bisogno. La persona, però, è al tempo stesso una risorsa perché può impegnarsi nella gestione stessa dell’emporio o di altri spazi comunitari, così da instaurare uno scambio reciproco che vada a beneficio dell’intera comunità.
Sostenibile cerca, scopre e valorizza le buone pratiche al fine di diffondere una cultura di economia circolare, contro lo spreco alimentare, in un’ottica di supporto a chi versa in una situazione di difficoltà, senza proporre strumenti assistenzialistici e stigmatizzanti.